I 5 falsi miti più diffusi sulla ricerca di lavoro
Non è difficile sfatare i falsi miti sulla ricerca lavoro. Le leggende metropolitane che vedono al centro le dinamiche di ricerca lavoro sono sempre più diffuse, complice la crisi del mercato del lavoro e altre conseguenze dettate dall’emergenza pandemica e da una generale situazione di precarietà che si protrae a livello politico ed economico già da un decennio.
Ne abbiamo sentito di tutti i colori per quanto riguarda la ricerca di una posizione professionale, storie che sembrano scritte da ottimi narratori, e che purtroppo offrono spunti per incutere timore e preoccupazione a coloro che si accingono ad iniziare un percorso di inserimento lavorativo. Siamo qui per tranquillizzarti, se sei alla ricerca di un lavoro non stare a sentire le voci che circolano, infondate e tendenziose, oggi smontiamo qualche falsa credenza e restituiamo la verità a un aspetto della vita che interessa a molti.
Falsi miti sulla ricerca lavoro: 5 bugie da smascherare
Molti candidati alla ricerca di un posto di lavoro dormono male e sono in preda agli incubi a causa di false informazioni, di inesattezze, di convinzioni infondate che ormai si sono radicate nell’opinione pubblica e nell’immaginario collettivo. Non è giusto. Sappiamo che il desiderio e la realizzazione di un obiettivo professionale è una tappa cruciale della vita di ognuno, ed è giusto che venga vissuto serenamente, senza preoccupazioni che insorgono a causa di false credenze sulla ricerca di un’occupazione nell’era della crisi economica.
Abbiamo individuato cinque falsi miti sul cercare lavoro che smonteremo senza troppi giri di parole. Tirerai un sospiro di sollievo e sarai più felice di avviarti verso il prossimo colloquio, con più leggerezza.
La ricerca di lavoro perfetta
Ormai l’infodemia è un problema sotto gli occhi di tutti, ci siamo tutti resi conto che siamo troppo informati e anche troppo malinformati. Questa piaga contemporanea tocca anche il settore delle risorse umane, del recruiting e della ricerca lavoro in generale. Circolano moltissimi contenuti, da articoli di blog a video su YouTube, dai reel di Instagram ai post su Facebook sulla ricerca di lavoro perfetta. Ci dispiace svelarti questo terribile segreto, ma non esiste alcuna perfezione, tantomeno una ricetta infallibile.
Non è possibile ricavare una formula valida sempre e sempre funzionante. La ricerca di lavoro cambia forma e contorni a seconda del settore, dei recruiter, del contesto locale, di molti altri fattori più o meno palpabili. In primis, la variabile più grande è costituita dal fatto che dietro le sezioni Lavora Con Noi dei siti delle grandi aziende, dietro le scrivanie dei responsabili risorse umane che sono incaricati di organizzare e fare i colloqui di lavoro ci sono persone, tutte molto diverse, tutte uniche e inimitabili. E da loro dipende il risultato della ricerca di occupazione.
Ovviamente in linea di massima ci sono delle prassi che è più corretto sostenere e degli errori che è meglio evitare, ma è meglio ricordare che non esiste uno standard valido in modo sicuro, questo è un falso mito della ricerca lavoro, che continua a confondere le idee di molti candidati.
Rispettare totalmente le job description
Anche questo è un falso mito, o meglio, una mezza verità. C’è chi sostiene che ci si debba candidare per un posto di lavoro e rispondere ad un annuncio di lavoro soltanto se si hanno tutti i requisiti richiesti, dal primo all’ultimo. Si potrebbe sostenere che sia effettivamente meglio, ma in realtà dipende, come per molte cose della vita, dipende.
Dipende dal recruiter, e dalle aspettative dell’azienda, ma dipende anche da voi e da quanto siete disposti a mettervi in gioco per crescere sul posto di lavoro. Le aziende inseriscono nelle job description tutte le qualità e i requisiti che si aspettano, puntando ad un massimo ideale, ma gli stessi recruiter sanno che è molto difficile incontrare in una sola figura tutte quelle caratteristiche. Di conseguenza entri in gioco tu, con la tua motivazione e la tua visione, con le tue competenze tecniche e le qualità che sei disposto a mettere in gioco per fornire quel quid, quel margine di abilità in più che sopperiscono a quei dettagli degli annunci che non possiedi e dei quali non farai sentire la mancanza a nessuno.
I recruiter hanno sempre ragione
No, i recruiter non sono divinità scese dal cielo. Sono esseri umani e come tali commettono errori, a volte anche grossolani. A volte ricoprono questo ruolo persone che non si sono formate allo scopo, e lavorano negli uffici HR per cause sconosciute. E allora, in questi casi, c’è poco da fare, bisogna rassegnarsi al fatto che le valutazioni potranno essere arbitrarie, e quindi potrebbero non giocare a tuo favore. Non farne un dramma, può capitare.
Cerca in ogni caso di mantenere sempre un approccio professionale e di confrontarti con la persona incaricata di gestire il colloquio di lavoro in modo formale, anche se dall’altra parte avverti un atteggiamento meno impostato e poco consono al contesto. Ricordati quali sono i tuoi punti di forza, qual è il valore aggiunto che puoi donare all’azienda, e qual è il messaggio che vuoi lasciare impresso. Se non ti concentri troppo sulla persona che hai di fronte a te ma sul motivo che ti ha condotto ad affrontare il colloquio è molto probabile che riuscirai comunque a trasformare l’esperienza in modo costruttivo e ad uscire in ogni caso fiero di te.
L’ATS non ha importanza
Procediamo per gradi, però. Lo sai cos’è l’ATS? Stiamo parlando dell’Applicant Tracking System, un sistema informatico che analizza e monitora le candidature pervenute agli uffici Risorse Umane. Le candidature vengono sottoposte a degli algoritmi che assegnano un punteggio ai curriculum e alle varie sezioni. Questi algoritmi sono piuttosto puntigliosi e severi e non amano affatto le imperfezioni dei curriculum vitae. La possibilità che la tua candidatura venga svalutata da un punteggio basso immeritato esiste, e questa non è una bella notizia.
Competenze e abilità trasversali, soft skills, etc. non importano più di tanto a questi sistemi, che non sono in grado di tenerle in debita considerazione come meritano. Un’attenzione particolare va posta anche nei confronti dell’impaginazione del curriculum vitae, che deve rispettare anche alcune regole di base dal punto di vista della forma.
Offerte di lavoro non negoziabili
Le offerte di lavoro non sono leggi divine, esattamente come i recruiter non sono divinità. Non sempre c’è un margine negoziabile, non è sempre detto che sia possibile discutere apertamente i termini di un accordo professionale, ma è uno dei falsi miti della ricerca lavoro il fatto che un’offerta non si discute.
Soprattutto per posizioni riservate a professionisti con una certa seniority accade abbastanza di frequente che l’argomento riguardante la retribuzione economica venga affrontato apertamente e negoziato. Ma non è solo la parte economica ad essere oggetto di contrattazione. Attualmente capita sempre più spesso di discutere i termini dell’organizzazione del lavoro. I datori di lavoro possono proporre lo smart working o il lavoro in sede, ma lo stesso lavoratore può presentare le sue istanze, a seconda delle sue preferenze.
Questi sono solo cinque falsi miti sui colloqui di lavoro, le dinamiche che attraversano i passaggi necessari alla ricerca di una posizione professionale in cui inserirsi. Speriamo che conoscere la verità su questi temi ti sia stato d’aiuto per prepararti ad affrontare al meglio i prossimi colloqui di lavoro o per ripensare da un punto di vista più ampio le tue precedenti esperienze di ricerca lavoro.
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