Disturbi del linguaggio: ecco quali sono
Molti bambini nei primi anni di vita hanno difficoltà a parlare bene. Spesso si tratta di una semplice questione di carattere, o del fatto che confondono le lettere, ma a volte può trattarsi di disturbi del linguaggio più seri. In Italia i disturbi specifici del linguaggio sono molto diffusi: a 24 mesi i bambini con disturbo del linguaggio sono circa il 15%, a 5 anni il 3% ed in età scolare solo l’1-2%.
Riconoscerli non è facile, le cause possono essere molteplici: ti piacerebbe aiutarli e lavorare per risolvere queste problematiche? In questo articolo lo staff di Unicusano Reggio Calabria ti aiuterà ad approfondire l’argomento.
Le fasi di sviluppo del linguaggio
Le fasi di sviluppo del linguaggio variano da persona a persona. Un bambino impara a parlare più o meno precocemente sia grazie alle sue personali capacità, che ai fattori ambientali che quotidianamente lo stimolano. La famiglia, i fratelli e l’inserimento all’asilo nido possono aiutare nello sviluppo.
Quando si inizia a parlare?
Intorno ai due anni il bambino inizia a formulare le prime, brevi, frasi. Dopo indicativamente sei mei, quindi intorno al 30esimo mese, si sviluppa il linguaggio vero e proprio. Il numero di parole usate aumenta e le frasi si fanno più articolate. È proprio in questo momento che è possibile notare la presenza di disturbi del linguaggio.
Cosa sono i disturbi del linguaggio
Non è possibile dare un’unica definizione dei disturbi del linguaggio. Esistono molte situazioni, più o meno gravi, in cui le difficoltà possono presentarsi isolate o associate ad altre problematiche, come deficit neuromotori, sensoriali, cognitivi e relazionali.
In generale, possiamo dire che il disturbo del linguaggio è una condizione in cui l’acquisizione delle normali abilità linguistiche è disturbata sin dai primi stadi dello sviluppo. Nella maggior parte dei casi, è seguito da problemi come difficoltà nella lettura e nella scrittura, anomalie nelle relazioni interpersonali, disturbi emotivi e comportamentali.
I sintomi
Come puoi riconoscere un ritardo nel linguaggio? Tra i 12 ed i 30 mesi possono presentarsi alcuni campanelli d’allarme:
- difficoltà di comprensione;
- ritardo nella comparsa delle singole parole (meno di 10 a 24 mesi);
- scarso uso dei gesti;
- alterazione dei suoni linguistici;
- assenza della combinazione di più parole (dai 30 mesi in su).
In pratica, un bambino con un disturbo del linguaggio fatica a farsi capire o a comprendere ciò che gli viene detto: di conseguenza, non riesce ad esprimersi come vorrebbe.
Disturbi del linguaggio: quando, come e perché
Finché un bambino vive in casa ed interagisce con i suoi familiari è più complicato accorgersi della presenza di un ritardo nello sviluppo del linguaggio. Normalmente la diagnosi avviene con l’inserimento a scuola, quindi intorno ai tre anni. Ovviamente il disturbo si è sviluppato nel tempo, e va anche sottolineato che non tutti i bambini con difficoltà di linguaggio nei primi anni di vita sviluppano poi un disturbo specifico.
Come evolvono nel tempo
Intorno ai 18-36 mesi il linguaggio non si sviluppa in modo adeguato e nei successivi due anni il disturbo tende a stabilizzarsi. Tra i 4 ed i 5 anni di età c’è una fase di trasformazione: il bambino, avendo serie difficoltà ad interagire con chi lo circonda, sviluppa dei disturbi neuropsicologici e psicopatologici secondari. Puoi considerarla come una sorta di “reazione” alle difficoltà causate dal disturbo. In età scolastica, qualora il disturbo del linguaggio non si sia risolto, la problematica di natura psicologica si struttura e subentra anche un eventuale disturbo dell’apprendimento.
Alcuni esempi
Alcuni esempi dei disturbi del linguaggio:
- quando il bambino utilizza i suoni verbali in modo inappropriato alla sua età mentale, ma ha un livello di abilità linguistiche adeguate, si tratta di Disturbo specifico dell’Articolazione e dell’Eloquio, ;
- Disturbo del Linguaggio Espressivo, quando la capacità di esprimersi del bambino tramite il linguaggio è al disotto del livello appropriato alla sua età mentre la comprensione è normale;
- Disturbo Specifico della Comprensione, quando la comprensione del linguaggio del bambino è al disotto del livello appropriato alla sua età mentale, così come anche l’espressione;
- Sindrome di Landau-Kleffner, cioè la perdita improvvisa delle capacità linguistiche accompagnata da epilessia e da problemi comportamentali ed emozionali.
Le cause
Le cause dei disturbi del linguaggio possono essere molteplici. La cosa fondamentale da fare come primo step è capire se non sono la conseguenza di altre patologie o di deficit sensoriali. Un bambino sordo avrà sicuramente più problemi a formulare delle parole, senza necessariamente essere affetto da disturbi specifici del linguaggio. Per molto tempo si è creduto che queste problematiche andassero collegate ad una situazione familiare poco stimolante o ad una scarsa attenzione dei genitori. In verità questi aspetti hanno un peso relativo: i fattori scatenanti possono sì dipendere anche da questioni ambientali, ma la componente genetica non va sottovalutata.
Come fare la diagnosi
Prima della diagnosi vera e propria di un disturbo del linguaggio, potrebbero essere utili altri esami per escludere eventuali problematiche di natura più profonda. Un test dell’udito ed uno del quoziente intellettivo potrebbero aiutare, così come una valutazione degli indici predittivi non linguistici (il gesto di indicare è uno).
Fatto ciò è necessario rivolgersi ad un centro specializzato, dove un’equipe medica composta da neuropsichiatra, psicologo e logopedista possono effettuare la diagnosi. Se ti piacerebbe lavorare come psicologo, il tuo ruolo potrebbe essere fondamentale per la comprensione delle problematiche di questi bambini. Insieme agli altri specialisti, potrete raccogliere più informazioni possibili sullo sviluppo psicomotorio, linguistico e comunicativo del bambino. Per poi procedere ad alcuni test più strutturati, come questionari standardizzati, compiti con immagini o oggetti da denominare e indicare.
Il ruolo del logopedista
Il logopedista è lo specialista che si occupa delle problematiche legate alla comunicazione e al linguaggio, analizzandole e affrontandole con una terapia che potremmo definire quasi rieducativa. Infatti, la parola logopedia deriva dal greco logos che significa parola e paideia che significa educazione. Dopo un’accurato studio delle problematiche del bambino affetto da disturbi del linguaggio, il logopedista saprà trovare le soluzioni più indicate per lui.
Il ruolo dei genitori
Anche i genitori del bambino hanno un ruolo molto importante nella sua rieducazione al linguaggio. Il Parent training è un modello di intervento indiretto attraverso il quale la famiglia diventa protagonista attiva nella riabilitazione del proprio bambino, grazie ai consigli ed alle strategie fornite dagli specialisti. Certamente, il gioco e l’interazione sono due metodi molto utili per favorire il miglioramento della situazione. Nominare gli oggetti, indicare quello che accade e promuovere interazioni sociali adeguate saranno ottimi stimoli per il piccolo.
Un aiuto in più
Saper lavorare in modo adeguato con dei bambini affetti da disturbi del linguaggio non è semplice. Richiede una particolare specializzazione ed un costante aggiornamento sulle molteplici tecniche e discipline che si occupano di questi casi. Il Master di I Livello in Diagnostica e riabilitazione delle sindromi autistiche e altri disturbi della comunicazione si rivolge a tutti quei laureati il cui lavoro richiede l’intervento diretto o indiretto nell’ambito della salute o dell’educazione.
In questo modo potrai avere una guida ampia e più dettagliata sui disturbi del linguaggio e acquisire tanti elementi utili per conoscere, comprendere e soprattutto affrontare tutte le problematiche connesse. Al termine del Master, inoltre sarà possibile svolgere un tirocinio pratico gratuito presso il Centro Studi Diagnosi e terapia dell’Autismo e altre patologie della comunicazione di Napoli, così che tu possa mettere in pratica tutto ciò che hai appreso durante le lezioni.
Sei pronto a lavorare?