Che cos’è la bonifica ambientale e in quali casi serve
Sappiamo tutti benissimo che la Terra sta soffrendo a causa del troppo inquinamento. La natura – con tutte le sue forme di vita – subisce duri colpi giorno dopo giorno, che la piegano ai tanti interventi dell’uomo. Sempre con più difficoltà riesce a tenere la testa alta, e se continuiamo così, il futuro – di tutti – è incerto. Sicuramente anche tu, come molti altri, avrai piena consapevolezza di questa situazione. Eppure, spesso questo inquinamento massivo è più vicino di quello che immaginiamo. Anche i nostri campi o le nostre acque possono aver bisogno di una bonifica ambientale. Ma di cosa si tratta? E soprattutto, quando si rende necessaria? Scoprilo con l’aiuto dello Staff di Unicusano Reggio Calabria.
L’inquinamento in Italia: situazione e normative
Prima di parlare insieme di bonifica ambientale, forse è il caso di fare un excursus della situazione in Italia. Purtroppo – stando a dati parziali dello scorso anno – nella nostra nazione esistono 12482 siti potenzialmente contaminati in attesa di bonifica. E non ci sono regioni salve da questo triste conteggio. Di che genere di siti parliamo?
- ex aree industriali;
- aree industriali in attività;
- zone oggetto di incidenti con rilascio d’inquinanti;
- aree dove sono stati ammassati o interrati rifiuti pericolosi.
Ovviamente tutto ciò, più o meno direttamente, ha una pesante ricaduta sulla salute delle persone che vivono nelle aree interessate da questi siti. Non solo l’aria è più inquinata, ma nelle tavole di tutti noi finiscono prodotti malsani che con il tempo causano gravi conseguenze sul nostro organismo.
L’organo di controllo dello Stato
A identificare e monitorare questa situazione c’è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Si tratta di un ente pubblico di ricerca, che fa capo al Ministero dell’Ambiente e tutela sia il territorio che il mare. Coordina le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente per fare un’accurata di monitoraggio, valutazione, controllo e ispezione del territorio.
Il Testo Unico in materia Ambientale
Il Testo Unico in materia Ambientale racchiude tutte le norme della Repubblica Italiana per quanto riguarda la materia ambiente. Consultando il Dlgs 152/2006 potrai conoscere tutte le norme su questo tema ed anche come effettuare una bonifica ambientale a norma di legge. Può essere una lettura interessante, ma probabilmente un po’ difficile per chi non è addetto ai lavori. Per ora potrebbe bastarti continuare a leggere e scoprire di più su cosa è necessario fare per un’accurata bonifica dei siti contaminati.
Come stabilire se un sito è contaminato
L’esistenza dei siti contaminati non è sempre palese. Infatti è possibile scoprire una contaminazione per puro caso (gli esempi sono molteplici, si va da scavi per lavori al notare anomalie in superficie), come anche assistere all’evento causa dell’inquinamento. In ogni caso, stando alle normative contenute nel Testo Unico in materia Ambientale, c’è un preciso iter da seguire per saperlo.
Fase 1: l’accertamento
La prima cosa da fare è fare dei rilevamenti che valutino la situazione. Per farlo puoi contattare il proprietario o il responsabile del sito (qualora non fossi tu) che dovrà informare gli enti competenti. Questi ultimi provvederanno a:
- eliminare la sorgente di contaminazione;
- adottare misure di prevenzione;
- eseguire analisi chimiche sul terreno o sulle acque contaminate.
Fase 2: la valutazione dei risultati
Il valore che determina la necessità di bonifica ambientare è il CSC – Concentrazione Soglia di Contaminazione. Se questo supera la concentrazione massima ammissibile, si attiva la procedura per “sito potenzialmente contaminato”.
Fase 3: analisi approfondite
Qualora il sito risulti potenzialmente contaminato, le analisi diventano ancora più specifiche. Nell’ordine, vendono redatti:
- il Piano di Caratterizzazione, per conoscere l’estensione di contaminazione nel sottosuolo;
- l’Analisi di Rischio Sanitario-Ambientale per capire se l’inquinamento in oggetto rappresenta un rischio per la salute umana.
Se il rischio non sussiste, il sito è da considerarsi non contaminato e verrà semplicemente monitorato. In caso contrario, si procede alla bonifica ambientale.
Bonifica ambientale: di cosa si tratta?
Come hai potuto leggere, esistono delle procedure specifiche per capire in quali casi è necessaria una bonifica ambientale. Va sottolineato inoltre che si tratta di una valutazione che possono fare solamente i tecnici con questo compito, e che non va sottovalutata. Solamente dopo aver ricevuto il loro responso è possibile procedere con le procedure di bonifica. Eccotene una definizione:
Per bonifica ambientale s’intende l’insieme delle azioni mirate a eliminare la sorgente di contaminazione o a ridurne le concentrazioni fino a rientrare nelle CSR – Concentrazioni Soglia di Rischio. Può essere condotta manualmente, ad esempio su siti di piccoli dimensioni, oppure con specifiche tecnologie di degradazione chimico-fisica.
Le tecniche più diffuse
Ogni diversa tipologia di contaminazione richiede un metodo di bonifica appropriato. Ti abbiamo preparato un prospetto di quelli più utilizzati: normalmente vendono suddivisi tra in situ – cioè quelli da effettuarsi direttamente sul luogo della contaminazione – ed ex situ – ovvero quelli che vengono condotti in appositi impianti. Tra quelli in situ troviamo:
- Estrazione di vapore dal suolo
È utile per la bonifica di terreni contaminati da composti organici volatili con dispositivi di aspirazione costituiti da pozzi. - Air Sparging
È una tecnica che prevede l’immissione forzata nel suolo inquinato di aria ad alta pressione. - Pump e Treat
Con il Pump e Treat è possibile, così come dice il nome, pompare e trattare in superficie acque di falda contaminate. - Ossidazione chimica
Con questo metodo è possibile dosare reagenti ossidanti nei terreni, così da eliminare composti organici inquinanti.
Tra quelli ex situ invece ci sono:
- Soil washing
Letteralmente significa lavaggio del terreno e prevede il recupero della parte “sana” attraverso la separazione fisica dell’inquinante. - Inertizzazione
Con l’inertizzazione gil inquinanti vengono inglobati in una matrice inerte per diminuire il loro potenziale nocivo. In questo modo possono essere smaltiti in discariche per rifiuti non pericolosi, oppure recuperati. - Desorbimento termico
Il desorbimento termico prevede una vaporizzazione dei contaminanti organici con un gas di trasporto che può essere aria, un gas di combustione o uno inerte. Una volta trasportati, gli agenti contaminanti possono essere trattati o recuperati. - Termodistruzione
La termodistruzione, detta anche incenerimento del suolo, è una tecnica di bonifica ambientale che prevede lo smaltimento del materiale estratto dal terreno inquinato in un apposito impianto di trattamento ad elevatissime temperature, comprese tra i 900° ed i 1200° centigradi.
Una tecnica green: il fitorimedio
Spesso le tecniche di bonifica di cui ti abbiamo parlato finora impoveriscono il terreno. Questo comporta importanti conseguenze, soprattutto in zone dove l’agricoltura ha un ruolo centrale nell’economia. Eliminando gli agenti inquinanti, può capitare che vengano eliminate anche le sostanze nutritive dei prodotti che vengono coltivati, rendendo arido il terreno.
Esistono però dei metodi a basso impatto ambientale che possono eliminare gli agenti inquinanti dal terreno e mantenerlo “vivo”. Uno di questi è il fitorimedio.
Di cosa si tratta
Il fitorimedio sfrutta la naturale capacità depurante di determinate piante per estrarre dal suolo metalli pesanti e composti organici. In pratica, alcune specie come il girasole, la senape, la rapa, il cavolo, ma anche alberi come il salice o il pioppo possono estrarre dal suolo gli agenti inquinanti, accumulandoli nelle radici e nelle foglie. Allo stesso tempo, i microrganismi presenti intorno e nelle radici aiutano a far biodegradare gli inquinanti di natura organica, rendendoli meno tossici.
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